La Quaresima nel Segno della polvere e delle Ceneri
“Il Segno della polvere e delle Ceneri nel tempo di Quaresima”, è il titolo del webinar organizzato da L’Albero Verde della Vita, associazione socio culturale di promozione sociale – Ente del terzo Settore, che si è tenuto Mercoledì 15 marzo 2023.
Alla riunione didattica telematica hanno patecipato quali relatori Antonio Calisi, Diacono della Chiesa cattolica di rito bizantino dell’Eparchia degli italo-albanesi dell’Italia continentale di Lungro (CS), Padre Lambert Okere cmf. Missionario Clarettiano nella Diocesi di Trieste e Don Alfonso Giorgio, teologo, psicopedagogista, assistente ecclesiastico nazionale del Movimento apostolico ciechi, membro dell’Equipe diocesana per la pastorale della disabilità, è parroco presso la Chiesa di Sant’Antonio da Padova in Carbonara (BA).
Hanno seguito con grande interesse il webinar numerosi iscritti ed amici dell’associazione L’Albero Verde della Vita, che si sono collegati tramite internet da diverse città italiane, ad introdurre e condurre la riunione la dott.ssa Mariagrazia Mazzaraco, Presidente dell’associazione L’Albero Verde della Vita, la quale dopo un simpatico saluto di benvenuto ha presentato i relatori ed il tema dell’evento: la Quaresima è segno sacramentale della nostra conversione… “ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai” (cf. Gn 3, 19).
In prossimità del digiuno ascetico della Grande Quaresima, solo nel rito bizantino si pratica il cosiddetto digiuno eucaristico o liturgico. Il Diacono Antonio Calisi nella sua chiara relazione ha spiegato le particolarità e le tappe di questo antico rito cristiano orientale, soffermandosi sui versi della Sacra Scrittura salienti e quelli che ripercorrendo la vita di Gesù ci rammentano il suo insegnamento nel tempo di preparazione alla Santa Pasqua.
Cristo è in mezzo a noi! Nella tradizione bizantina c’è un lungo periodo di dieci settimane che anticipa la Pasqua viene chiamato Triodion e include una pre-quaresima e la quaresima vera e propria che dura quaranta giorni. La Quaresima è un momento di preparazione alla Resurrezione di Gesù ed è un tempo di rinnovamento della nostra mente e dei nostri cuori, delle nostre azioni attraverso la preghiera, il digiuno e l’elemosina. È un tempo di gioia e di purificazione, infatti, i primi inni della prima Ufficiatura della Quaresima, il Vespro del Perdono, danno il senso preciso a questo periodo: “Dio chiede la nostra conversione, non i nostri rimpianti. Ci dispiace per i nostri peccati, ma lo facciamo con gioia per la misericordia di Dio. Mortifichiamo il nostro essere carnale, ma lo facciamo con la gioia della Risurrezione per la vita eterna. Durante la Quaresima ci prepariamo alla risurrezione di Cristo ed alla nostra stessa Resurrezione”. (Inni del Vespro del Perdono)
Un particolare cenno merita il digiuno. Esso è benedetto se fatto senza esibizione. Il fine dei digiuni è la purificazione delle nostre vite, una vera trasformazione del cuore e il rafforzamento delle nostre facoltà umane per amare Dio e i fratelli.
Dalla domenica di Carnevale in poi non si mangia carne e dopo la domenica dei Latticini non si mangia né uova né latticini, essenzialmente si attua una dieta vegana. Queste regole non sono “pesi insopportabili” (Lc 11,46), ma sono mezzi di perfezione compiute dall’amore, per amore. Per questo il digiuno è sempre accompagnato dall’elemosina, con l’aiuto concreto ai fratelli che hanno bisogno.
Gli inni dei primi giorni di Quaresima ci ricordano: “Sia il nostro digiuno accetto, gradito al Signore. Vero digiuno è l’allontanarsi dal male, la continenza della lingua, l’astensione dalla collera, la rinuncia alle concupiscenze, alla calunnia, alla menzogna e allo spergiuro togliendo queste cose, il digiuno è vero e accetto”.
La liturgia della pre-quaresima bizantina, molto ricca di testi biblici e inni, si sofferma principalmente sull’argomento dell’anima sottomessa dal peccato, che trova nella quaresima l’opportunità della salvezza. Nelle quattro domeniche della pre-quaresima sono approfonditi i grandi contenuti che contrassegneranno il cammino quaresimale.
La Quaresima vera e propria dura quaranta giorni, cinque domeniche e in ognuna di esse troviamo un doppio aspetto: da una parte le letture bibliche che preparano al battesimo, dall’altra gli aspetti storici o agiografici. Nella I domenica detta dell’Ortodossia, si legge il vangelo di Giovanni sulla chiamata di Filippo e Natanaele che è esempio della chiamata di ogni uomo e si celebra anche il trionfo dell’Ortodossia, il ristabilimento della venerazione delle icone. Nella domenica di san Gregorio Palamas si ricorda la fede del paralitico guarito da Gesù. La domenica dell’adorazione della preziosa e vivificante Croce è dedicata alla venerazione della Croce portata festosamente al centro della chiesa e venerata dai fedeli per tutta la settimana come segno di vittoria e di gioia e non di sofferenza. Nella domenica di san Giovanni Climaco, esempio di ascesi, si celebra la guarigione dell’indemoniato e in quella di santa Maria Egiziaca, modello di pentimento, l’annuncio della risurrezione.
Lungo l’intera quaresima, la tradizione bizantina prega alla fine di tutte le ore dell’ufficiatura con la supplica di sant’Efrem il Siro, che sintetizza il cammino di conversione di ogni cristiano: “Signore e sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di pigrizia, d’indolenza, disuperbia, di vaniloquio. Dà a me, tuo servitore, uno spirito di sapienza, di umiltà, di pazienza e di amore. Sì, Signore e re, dammi di vedere i miei peccati e di non condannare mio fratello, perché tu sei benedetto nei secoli”.
L’antico testamento abbonda di brani che ci possono dare un quadro esauriente e fondante delle cenere che ci poniamo sul capo per iniziare il cammino di quaresima cristiana. Intanto polvere e cenere sono come sinonimi in alcuni contesti veterotestamentaria.
E’ proprio su questi aspetti che si è articolata la relazione di Padre Lambert Okere. Cenere e polvere in molte situazioni nella Bibbia sono come sinonimi a secondo il contesto e l’autore. Ma comunque è molto antica. Gia Genesi 2,7 ci dice che il Signore plasmò l’uomo dalla polvere della terra, ovvero dal humus, dall’umiltà del suolo calpestato da tutti. Già nel libro della Genesi 18;27 Abramo nell’intercezione a favore di Sodoma e Gomorra riconosce questa provenienza umile dell’uomo “vedi come ardisco parlare al mio Signore io che sono polvere e cenere…”
Per questo motivo gli scritti dell’Antico Testamento spesso richiamano l’uomo a ricordarsi di questa sua umile origine affinché non si inorgoglisca. Anche l’uomo peccatore nel cammino della conversione mostra il suo pentimento e conversione cospargendosi con le ceneri o dormendo sulla polvere.
Nel primo Libro di Samuele (1 Sam 2,8) Anna, madre di Samuele, aggiunge un nuovo significato alla polvere, Yahweh solleva dalla povere il debole. L’uomo di umile condizione senza dignità attira la benevolenza di Dio che lo solleva dalla sua miseria.
Spesso nel testo biblico assume un duplice significato: innanzitutto indica la fragile condizione dell’uomo di fronte al Signore, come evidenzia Abramo che parla a Dio nella Genesi: “Riprese Abramo e disse: ‘Ecco che ricomincio a parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…’” (Gen 18,27).
Anche Giobbe sottolinea il limite profondo della propria esistenza: “Mi getta nel fango, e mi confondo con la polvere e con la cenere” (Gb 30, 19). Ed ecco altri esempi dal Libro della Sapienza e dal Siracide: “Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo nati. È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore. Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera” (Sap 2, 2-3); “Perché mai s’insuperbisce chi è terra e cenere? Anche da vivo le sue viscere sono ripugnanti” (Sir 10,9); “Esso sorveglia le schiere dell’alto cielo, ma gli uomini sono tutti terra e cenere” (Sir 17,27).
La cenere, infine, è anche un segno concreto di chi si è pentito e, con cuore rinnovato, riprende il proprio cammino verso il Signore, come si legge nel Libro di Giona in cui il re di Ninive, ricevuta la notizia della conversione del suo popolo, si siede sulla cenere, e in quello di Giuditta in cui gli abitanti di Gerusalemme che vogliono pregare Dio perché intervenga a liberarli, si cospargono il capo, appunto, proprio con la cenere. Sia come umile condizione creaturale dell’uomo, sia come un modo di autoflagellazione, la persona diventa così un terreno fertile affichè Dio (che guarda l’umiltà delle persona) possa riversare sul peccatore l’abbondanza della sua misericordia e perdono.
Per questo non solo nel tempo della Quaresima dobbiamo sempre vivere umilmente senza dimenticarci che assumere una atteggiamento umile riconoscendo di che siamo fatti permettiamo a Dio di elargirci la sua compassione come i poveri di Yahweh. Pertanto ciò che è calpestato, il residuo del fuoco ardente, la cenere, e ciò che è calpestata dagli uomini come la polvere, diventa un terreno perché Dio possa redimere ciò che non vale davanti agli uomini.
Nel suo intervento conclusivo Don Alfonso Giorgio sintetizzava alcuni concetti fondamentali a guida delle riflessioni spirituali dei convenuti. La cenere indica la fragile condizione dell’uomo di fronte a Dio.
Il tema della vita e della fede che rinasce “sotto le ceneri” anche in quelle situazioni che umanamente appaiono irreversibili. Questo processo rigenerativo da un punto di vista umano e di fede, rende coloro che lo vivono, gioiosi e capaci di dare un senso alla propria vita che trova il suo massimo compimento nella fraternità.
Al termine delle esposizioni dei relatori ed il ringraziamento da parte della dott.ssa Mariagrazia Mazzaraco e di tutti gli amici e soci collegati in rete, da una domanda in merito al concetto di “inculturazione” nella fede, la discussione è ripresa su questo tema prima della conclusione del webinar.
L’incarnazione del Verbo è la massima realizzazione dell’inculturazione. La Parola si fa carne, assume la natura umana e si esprime con la parola dell’uomo, non in senso generico, bensì in un luogo preciso, in una cultura determinata, con i vantaggi e i limiti che questo comporta. Pertanto anche il rito si incultura per farsi prossimo alla comprensione e partecipazione del Popolo di Dio, dei credenti di ogni cultura, in seno alla Chiesa Cattolica.
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