Scommesse, Comitato Donne in Gioco: “Insieme allo Stato per la lotta alla ludopatia e al gioco illegale”
“Siamo gli operatori del gioco pubblico, imprenditrici e lavoratrici che hanno investito e lavorano in un settore che conta 36 mila persone coinvolte, di cui 28 mila come lavoratori dipendenti: di questi lavoratori il 46% sono donne.
I nostri sono punti di sicurezza sul territorio fatti di norme, tracciamenti, controlli, ascolto, attenzione. Siamo quelle che combattono, con il lavoro quotidiano e senza proclami, la diffusione del gioco illegale: la criminalità organizzata gestisce in Italia oltre 25 miliardi di euro di giocate illegali. In ogni angolo del nostro Paese ci sono sale clandestine e operatori senza scrupoli che stanno occupando le strade e le piazza delle città. Ogni giorno migliaia di persone si rivolgono a siti di scommesse on line che gestiscono il gioco illegale. Ma siamo anche il punto di ascolto e controllo, sul territorio, per sconfiggere le dipendenze da gioco d’azzardo”.
Sono queste le parole con cui si apre il documento pubblicato sui canali del Comitato e diffuso nelle sedi del gioco pubblico di molte città italiane.
“Donne in Gioco – dichiara Antonia Campanella, Presidente del Comitato Donne in Gioco – ha voluto presentare questo documento con proposte di contrasto al gioco patologico che possono essere anche da supporto per il prezioso lavoro dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave istituito dal Ministero della Salute. Vogliamo lavorare insieme a cittadini, associazioni, istituzioni nazionali e locali, a una riforma organica del settore che aumenti la sicurezza della popolazione e dia certezze ai lavoratori e alle loro famiglie”
In particolare – continua la nota – il documento presenta due proposte chiave:
1) Supporto alle istituzioni, formazione del personale e tutela dell’utenza;
2) tutela della legalità investendo nella cultura del Gioco Legale e patto con le Istituzioni.
“Per dare corpo a queste proposte – continua Antonia Campanella – siamo pronte a offrire formazione in ingresso e in uscita: sappiamo costruire sul campo percorsi formativi modulabili per gli operatori, per il personale, per gli addetti che entrano all’interno dei punti gioco ma anche supporto formativo per gli Enti pubblici e privati e le associazioni del terzo settore che si occupano di disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico. Allo stesso tempo vogliamo tutelare l’utenza che entra nei nostri punti gioco: dall’introduzione del controllo elettronico di accesso alle sale ad un sistema di informazione e sensibilizzazione visiva sui pericoli del gioco d’azzardo patologico, anche attraverso segnaletica interna ed esterna dedicata, eliminazione di immagini che inducano alla compulsività del gioco, corner informativi che possano ospitare anche Enti o associazioni del Terzo Settore. Ma la nostra azione vuole contribuire anche a sconfiggere il gioco d’azzardo illegale: possiamo essere riferimento attivo per le prefetture in tutta Italia per contribuire alla segnalazioni di informazioni utili, ma anche attori principali nella cultura e prevenzione attraverso appuntamenti pubblici, iniziative e campagne di sensibilizzazione verso le scuole, le comunità locali, le associazioni di quartiere”.
“Proprio per la nostra presenza sul territorio nazionale – conclude il documento – sappiamo e possiamo realizzare un’azione di sensibilizzazione capillare contro il gioco illegale. Ma per fare questo serve un Patto con le Istituzioni: lo Stato prenda atto che senza i punti fisici legali, senza le persone in carne ed ossa come noi rischierebbe di trovarsi, e con lo Stato anche i cittadini, di fronte ad un nemico invisibile: il gioco illegale per strada e on line rischia di mietere vittime come accaduto con gli effetti sconosciuti della pandemia da Covid-19. Un patto con lo Stato che metta fine alla insopportabile caccia alle streghe mediatica che troppo spesso mette sullo stesso piano gli effetti sulla popolazione del gioco legale e quello illegale. Il Comitato Donne in Gioco è pronto a fare la sua parte: lo facciamo e lo faremo per difendere i diritti e la dignità delle imprenditrici e delle lavoratrici, lo facciamo e lo faremo per difendere la salute dei nostri clienti”.
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